Oh Roma mia, dea dell’antichità,
fra i sette colli celi la tua beltà.
Crudele e materna è così che nasce il tuo splendore,
come lupa orgogliosa mostri a tutti il tuo valore.
Da Romolo e Remo resti insepolta
e sotto er cielo tuo la storia der mondo s’è svolta.
Tutto il globo hai dominato,
con gloria e potere hai governato,
e se pure qualche invasione t’ha n pò sconvolto,
il tuo impero non s’è mai dissolto.
Da lupa forte, resiliente e ardita,
la tua luce non s’è mai assopita.
Poeti e artisti t’hanno cantata,
nemici e invasori t’hanno ammirata.
Oh Roma mia, fra le strade del presente,
riecheggiano le storie de miti e leggende
e se pure maltrattata rimani da tutti sempre amata.
T ’hanno stravolta, bruciata e abbandonata,
ma chi te guarda rimane senza fiato,
come se Bruto l ’avesse accoltellato.
Roma città materna,
Roma città eterna,
dar seno prosperoso
e dar core furioso.
Me daranno pure der pazzo,
ma tu sei tu e le artre nun so un cazzo.
Ludovico Fremont
Molto bella!
Anche questa poesia è fortemente sentita. Si percepisce la maestosità di Roma ma anche la sua anima inquieta. Secondo me puoi osare di più e provare a farla tutta in romanesco. “Sporcare” questi versi potrebbe conferirgli ancora maggiore intensità.
Ciao Natalia, apprezzo i tuoi slanci e prenderò in considerazione questi suggerimenti. Se hai un soggetto che desideri top sviluppi sentiti libera di propormelo.
A presto.
Grazie a te per la voglia di condividere questa tua passione… Nella poesia, come in qualsiasi forma d’arte, si mette una parte di noi stessi. Per questo motivo, mi sembra difficile “suggerire” un tema, ma ci provo. Potrebbe diventare un modo per sperimentare. Mi vengono in mente due idee: una visiva “l’incontro in treno” ed una concettuale “la leggerezza dell’essere”. Potrebbero andar bene?
Assolutamente prendo spunto per future idee…