Nella vita di ognuno, ci sono momenti
fra trappole e tormenti
tra i quali ci sentiamo tristi e impotenti,
traditi e abbandonati
dai pensieri consumati
e dal fato dimenticati.
Rinascere vorremmo e ricominciar tutto daccapo
per evitar di commetter lo stesso peccato
o decider, di non riprender, quello stesso tracciato.
Eppure, nelle regioni buie dell’io e nel profondo del nostro dolore
dove l’ombra regna sovrana e il mondo ci appare senza alcun colore
la rinascita germoglia invisibile, come dalle radici, poi, nasce un fiore.
Nel profondo della terra, dove per noi il dolore si cela,
cresce qualcosa di magico che la vita anela
da tenebra, fiamma vigorosa, da singola candela.
Illumina quasi timidamente qualche passo di speranza
che risuona nell’anima ancor piena di titubanza.
Ma è il coraggio di creder in noi stessi, che lentamente avanza.
La rinascita è preceduta da attimi di oscurità e sfide intense
di lacrime di incertezza dense,
di delusioni e di avversità immense.
Ma come il seme che sotto terra, lotta e attende
il suo germoglio è come l’anima che di vita risplende
nella crescita rigogliosa che ogni essere vivente, riprende.
Senza intemperie, ne tempeste, ne stagione dura
lo san bene i contadini, in agricoltura
il biondo e sacro grano non matura.
Così noi, senza sfide affrontate con cuore ardente
che ci spingono oltre il limite del cuore e della mente
diveniamo la parte migliore di noi stessi, con il nostro potenziale latente.
La bellezza della rinascita è il trasformare il dolore in felicità
la paura in abilità,
la disperazione in possibilità.
Ci da occasione di tramutar il veleno in medicina,
di abbandonar il passato come dolorosa spina
e rialzar fieri la testa, dopo troppo tempo china.
Rinascere è l’arte di mutare l’odio in amore
di cambiare il distacco in ardore
il vuoto, in vita, che mai muore.
Un miracolo dell’esistenza che ogni giorno si onora
come calda carezza che ci ristora.
Perché è quel cammino che dentro di noi il cosmo esplora.
Ludovico Fremont