A Roma, vive uno bello quadrato
cor vestito stirato e la cravatta annodata:
n’somma uno co na vita ordinata.
Ogni mattina s’incammina al lavoro,
ar porso ’n bell’orologgetto d’oro
cor soriso cortese e li capelli perfetti.
La gente lo guarda co occhi mai sospetti.
Ogni giorno uguale, na routine sicura e appagante:
la società lo elogia come esempio brillante.
Ma Sempre a Roma vive n’artro coll’anima vacante
co le scarpe un po strane e un capello sgargiante.
C’ha la barba sbruffona e li vestiti stridono forte.
Vive a modo suo ogni istante
e non ce bada tanto alla sorte.
La gente lo fissa co occhi allucinati,
mentre cammina sempre in disparte.
“Che strano figuro”, dicono un pò disgustati.
Ma lui resta con la testa fra le nuvole e cor core nell’arte.
Uno dentro cornici
l’artro senza confini.
Uno tra limiti sicuri
l’artro senza bariere e muri.
Eppure so amici, diversi ma legati,
come du punti ma dar destino intrecciati.
Perché se dentro uno c’è un sogno mai rivelato
nell’artro c’e un desiderio d’esse accettato.
Nelle strade de Roma c’è spazio proprio pe tutti
belli, strambi, precisi e pure brutti.
Tra figure ordinate e strane cattiverie
tra sogni bizzarri e storie vere,
sta città raccoje co n’abbraccio sincero
la vita de du soggetti considerati come er bianco e er nero.
Ludovico Fremont.