Questa storia voglio narrare
perché puro esempio di cosa sia amare.
Di questa leggenda che da secoli risplende
racconatar di loro un dì e le loro vicende.
Tra colline dorate e sotto i cieli brillanti
nell’antica Frigia vivevan due amanti.
In quel mondo antico, in una era di splendore
fioriva una amore sincero e senza timore.
Bauci dagli occhi azzurro smeraldo che riflettevan l’infinito
accendeva sorrisi e chiunque restava rapito.
Filomene dall’animo gentile e dal cuor generoso
era un artigiano dal lavoro operoso.
Incontrati un dì di primavera al profumo dei fiori
vissero la loro vita tra umiltà e candori,
il loro cuor era intrecciato l’altra all’uno
e il loro amor non conosceva limite alcuno.
Tutta la vita vissero accanto,
entrambi in magico incanto.
Attendevan della vita il loro tramonto
con cuore saldo e animo pronto.
Il re degli dei, un giorno annoiato,
in compagnia di Ermes suo figlio adorato,
sulla terra volle passare
e da uomo povero la vita provare.
Cercando ospitalità ogni porta bussarono
ma tutti i cittadini con sgarbo li rifiutarono,
vestiti com’ eran di soli stracci,
venivan cacciati come due poveracci.
Furibondi allora, vollero provare un ultima volta
prima che di acqua l’ umanità fosse sepolta.
Arrivati davanti ad una catapecchia
furon accolti da faccia sorridente e vecchia,
Filomene li accolse con aria serena
e Bauci li invitò a restar per cena.
Gli dei eran aborriti da tanta miseria
ma eran gli unici a non trattarli con cattiveria.
Solo un oca la loro materiale ricchezza
eppur li serviron con grande gentilezza.
Zeus osservava i due con attenti sguardi
e nonostante l’età eran pieni di riguardi,
sembravan ancora due giovani innamorati
che si scambiavan tra loro teneri gesti delicati
e mentre offrivan quel poco che avevano
risuonava in loro un amor ultraterreno.
Il dio meravigliato da tutto questo
volle rivelarsi ben presto.
Filomene e Bauci rimasero di sasso
solo l’oca rimase a far chiasso.
Di grande vergogna Filomene si sentì ricoperto
per quel misero pasto e luogo che ai due dei avevan offerto.
Prese l’ oca per donarla in sacrificio
e di tutto cuore l’avrebbe offerta con buon auspicio.
Zeus fermò tosto la sua mano
e li invitò a salir su di un monte poco lontano.
Con grande affanno raggiunsero la meta prestabilita
e voltati all’indietro si accorsero che la città era sparita.
Con meraviglia videro solo la loro casa su di un isolotto,
mentre tutta la gente annegava al di sotto.
Impauriti di quella divina vendetta l’esempio
si accorsero però che la loro capanna divenne tempio.
Prostrati al suolo chiesero ancor perdono,
ma Zeus sorridente li esortò a chieder lui un dono.
Filomene e Bauci ancor sui loro ginocchi
si guardaron intensamente dentro gli occhi,
poi all’unisono chiesero la stessa cosa:
di non veder l’un dell’altra fine dolorosa.
Questa la loro unica speme
poter morire nello stesso istante e insieme,
restar ancora dopo l’umana dipartita
vicini per eterna vita.
Zeus allora esaudì la loro richiesta
e quando un dì il cuor di Filomene e Bauci s’ arresta,
mutaron i capelli in tralci graziosi,
le mani in rami di intrecci grandiosi
le gambe in tronchi di forte corteccia
e i piedi in radice che di amor s’ intreccia.
Lui quercia lei tiglio diventan infine
si guardan di fronte in compagnia e senza fine.
Filomene e Bauci un racconto sicuro
fatto di amor autentico e puro.
Una verità divina di un legame che dura
nell’eternità dell’anima semplice e pura.
Ludovico Fremont