Sveglia mattutina e giù dal letto, con la colazione inizia il siparietto.
Caffettiera calda e pronta e la giornata si affronta, il manico si rompe, la calma s’interrompe. Pulisco quel disastro di un immenso impiastro.
Il giorno comincia proprio bene se queste son già la prime pene.
Nella tazza, di caffè, solo una goccia, meglio andar sotto la doccia.
La tua famiglia ha già finito l ’acqua calda e lavarsi con quella fredda è impresa troppo spavalda. Meglio pulirsi solo a pezzi mentre del boiler le caratteristiche disprezzi. Ti vesti poi di gran fretta ma il peggio ancor t’aspetta, se appena varcata la porta al primo scalino ti pigli pure una storta.
Appena arrivi per strada, si manifesta una rumorosa masnada di macchine e di persone sotto un terrificante acquazzone. Tra genitori che accompagnano i propri figli dopo i baci e i soliti consigli, inizia la vera avventura se dal parcheggio non riesci a muover l ’autovettura.
Suoni il clacson insistentemente e dopo dieci minuti arriva una donna, sorridente. Ti chiede scusa per l ’attesa, ma dopo il figlio, ovviamente, è andata a fare la spesa.
Con l ’ombrello e le buste in mano ti vien pure voglia di fare il buon samaritano. Fai il galante e il finto sereno mentre tra te e te imprechi in armeno.
Sei finalmente partito e inizi a guidar come un bandito, il ritardo è imbarazzante e la corsia dei bus è ammagliante. Guardi ogni tanto indietro, giusto per far qualche metro e dal tuo lunotto preghi di non avvistar qualche poliziotto. Arrivi poi a destinazione e ti senti fortunato, di non essere stato beccato.
Ma ora arriva il peggio perché devi trovar un nuovo parcheggio. Con la coda dell’occhio avvisti un posto, sarà tuo ad ogni costo.
Ingranata violentemente la retro il camion dei rifiuti ti si piazza dietro, allora fai il giro dell’isolato mentre il tempo non è tuo alleato. Pochi centimetri dalla salvezza e senti salir una strana ebrezza, ma chiusa questa situazione ricomincia l ’alluvione.
Corri a perdifiato per non esser troppo bagnato, sali poi le scale otto a otto perché ovviamente l ’ascensore è rotto. Con il cuore che ti esplode nel petto ti pulisci il sudore con un fazzoletto.
Arrivi per fortuna all’appuntamento e ti sistemi alla meglio l ’abbigliamento. Ti vesti del sorriso più cangiante mentre il tuo respiro è ancora agonizzante. Finito poi l ’agognato incontro, esci, sperando poi in un ottimo riscontro, ma mentre camminando ripensi alla consulta t’accorgi che sul parabrezza c’è una bella multa. Ti guardi intorno e cerchi con gli occhi quel farabutto che ti ha reso questo giorno ancor più brutto e mentre torni verso casa, la testa di odiosi pensieri è pervasa.
Tu pensi che per oggi è ormai finita invece la sfiga si è proprio accanita. Era meglio prender la metro quando una macchina la tamponi, da dietro. Tra insulti e quant’altro t’imbatti in un tipo bello scaltro. Il paraurti è intatto, ma lui sbraita: “ Guarda che mi hai fatto! “. Non è vero, non c’è niente, ma lui ti rigira la frittata abilmente. Preghi comunque per la sua clemenza anche se stai per perder la tua di pazienza. Alla fine ce l ’hai fatta. Hai dimostrato che la sua auto è intatta.
Torni verso casa impaurito di questa giornata che ti ha già esaurito. Il resto procede abbastanza serenamente ma un pensiero irrompe bruscamente, il compleanno della tua amata, che aspetta ancora una tua chiamata.
Il cuore ha un sussulto perché ti aspetta chiaramente un insulto. Le parli intimorito e lei ti risponde con un grugnito, cerchi di recuperare e pensi già che regalo le dovresti fare.
Esci velocemente e cerchi intensamente. Tutti i negozi sono in chiusura e lentamente sale la paura. Hai cercato tra mille accessori ma l ’unica cosa che ti rimane è un bel mazzo di fiori. Ti lavi, ti vesti, ti improfumi e le tue responsabilità ti assumi, di una giornata, che male si era avvita ed era meglio che non fosse mai cominciata .
Ludovico Fremont
Spettacolare questa tuo scritto mi piace moltissimo compimenti bravissimo.